Ciao!
Italiani in Argentina:
una mostra virtuale
Si dice spesso che “l’Argentina è molto italiana”, però cosa vuol dire?
Grazie a questa mostra, il lettore potrà imparare a conoscere la storia degli immigrati italiani in Argentina tra il 1850 ed il 1950, potrà scoprire quale influenza ebbero nel cibo e nella danza e potrà esplorare l’eredità e le esperienze di rifugiati italo-ebrei a Buenos Aires e dei missionari italiani nelle comunità indigene. I video, le canzoni, gli articoli e le mappe qui proposte offrono una delle tante possibili prospettive sull’immigrazione italiana in Argentina.
A partire dagli anni ‘50 dell’Ottocento, e per più di un secolo, gli italiani formarono il gruppo di immigrati più numeroso in Argentina. Costituivano difatti il 71% di tutti gli espatriati in Argentina degli anni ‘60 e rimasero il 45% di tutti i nuovi arrivi nel Paese nel primo decennio del Novecento.
Origini regionali degli immigrati italiani
Gli italiani provenivano da tutta la penisola ed arrivarono in varie parti dell’Argentina. Inizialmente, mentre la Repubblica liberale guardava all’Europa per trasformare la sua economia ed espandersi ad Est e a Sud, verso terre indigene, gli ‘italiani” arrivavano in gran numero dalla città portuaria di Genova e dai territori limitrofi. Le vie di navigazione e le reti di contatti personali furono fondamentali nel favorire la migrazione di alcuni individui, mentre altri, provenienti tanto dall’Italia come da altre zone dell’Europa, emigrarono solo alcuni decenni più tardi.
Cosa mangiavano gli immigrati
e come è diventata la loro cucina
la tipica cucina argentina?
L’immigrazione italiana in Argentina è frutto dell’insieme di milioni di esperienze individuali.
Molti arrivarono alla ricerca di lavoro e di nuove opportunità. Conoscere qualcuno che già risiedeva in Argentina fu un fattore importante che incentivò altri a cercare lavoro e simili opportunità.
UN MISSIONARIO CATTOLICO IN PATAGONIA
Alberto Maria de Agostini fu un missionario cattolico che cercò di convertire le popolazioni indigene del sud dell’Argentina e del Cile. Lavorò con i Popoli Indigeni Yámana, Alacalufes, Tehuelches e Araucanos. Divenne altresì un appassionato alpinista, etnografo e fotografo.
UN AUTORE ITALO-ARGENTINO
Un breve documentario realizzato dal Museo de la Inmigración di Buenos Aires sulla scrittrice per bambini Syria Poletti (1919-1991). Nata e formatasi in Italia, Syria emigrò in Argentina nel 1939. l suo lavoro letterario si concentra sulle difficoltà incontrate dagli immigrati italiani viste attraverso gli occhi dei bambini.
Alcuni partirono poiché non avevano alternativa.
Negli anni ‘30, l’Argentina accolse (non senza reticenza) approssimatamene 40 mila rifugiati ebrei. Molti venivano dalla Germania, altri dalla Polonia e dall’Europa dell’Est. Alcuni ebrei italiani arrivarono in Argentina seguendo il cammino già ben segnato da milioni di altri connazionali. Grazie a questo articolo su Elena Pirani e Mario Lowethal, una coppia di sposi che arrivò a Buenos Aires nel 1938, il lettore potrà esplorare la storia degli oggetti che i rifugiati portarono con sé nel loro viaggio a Buenos Aires.
Il baule di
una coppia
ebrea-italiana
Una valigia e una storia di ricerca di una vita migliore.
Immigrati, donne e cantanti dei primi decenni del Novecento
A cavallo tra Ottocento e Novecento, in Argentina arrivarono approssimatamene due milioni di Italiani. Si trattava per la maggior parte di contadini, agricoltori e operai, tuttavia vi erano anche imprenditori, insegnanti, musicisti e artisti. Ognuno di loro era in cerca di opportunità che forse non riusciva a trovare nel Paese di origine.
Cos’è più argentino del tango?
Il tango non è solo un tipo di musica o un ballo che gli immigrati, specialmente italiani, crearono, ma il prodotto dell’ambiente multiculturale di Buenos Aires della prima metà del 20esimo secolo. Molti dei tanghi conosciuti hanno a che vedere con l’esperienza migratoria. Questi narrano infatti storie di tristezza, nostalgia e lontananza. I testi delle canzoni del tango sono ricchi di termini in lunfardo, una lingua ibrida che nacque a Buenos Aires sotto la forte influenza del piemontese, del lombardo, del veneziano, del toscano, del napoletano, del calabrese, del siciliano e del genovese. Molte parole dello spagnolo argentino (mina, cana, guita, fiaca, morfar, ecc.) provengono da tale incontro e sopravvivono, in parte, per la loro presenza nei tanghi classici.
L’arte cimiteriale italiana della Chacarita
A Buenos Aires ci sono dei cimiteri che sono veri e propri musei all’aria aperta. Spazi ricchi di Storia e di storie conservate nelle pieghe e negli spigoli di statue, tombe e mausolei. La Chacarita è uno dei cimiteri più importanti e imponenti della città. Non solo ospita le tombe di illustri personaggi della cultura del Paese, ma anche le tombe monumentali delle varie associazioni culturali di immigrati che nel tempo hanno dato forma alla capitale argentina.